Hogwarts Legacy: la recensione del nuovo videogioco | Esquire

2023-03-16 17:40:53 By : Ms. Eleanor Deng

Nel nuovo videogame di Avalanche Studios tutto, ma proprio tutto, sembra vecchio e superato.

A un certo punto di Hogwarts Legacy un elfo domestico ci spiega che le foreste attorno al castello sono infestate da terribili bracconieri magici, impegnati a catturare un animale fantastico dietro l’altro. L’unico modo per fermarli è catturare noi stessi quelle creature, prima confinandole in una borsa simile a quella di Newt Scamander, per poi custodirle in una sorta di “bestiario” contenuto nella stanza delle necessità. Una volta addomesticata la fauna di vario ordine e grado questa ci permetterà di raccogliere vario materiale utile per pozioni, indumenti e altre suppellettili utili per avanzare nella nostra avventura.

In che modo questo comportamento sia diverso o, quantomeno, alternativo a quello dei bracconieri non viene mai spiegato ma Hogwarts Legacy costringe il giocatore a dedicare un’ora del suo tempo a questa sorta di tamagotchi potteriano assolutamente non fondamentale ai fini della trama. Allo stesso modo ci viene spiegato come coltivare erbe e piante magiche, miscelare pozioni, osservare il cielo alla scoperta di stelle strane, giocare a una sorta di variante magica delle bocce, raccogliere strani manufatti a forma di scimmia e via di questo passo. Ogni singola interazione in Hogwarts Legacy apre un nuovo contatore del menu che, se riempito a sufficienza, garantisce bonus e abilità.

La sensazione, costante e sotterranea, è che il videogioco sviluppato da Avalanche Studios non abbia avuto uno sviluppo totalmente lineare: molte sue caratteristiche, come il sistema di rarità dell’equipaggiamento, la quantità di quest secondarie, il grinding diffuso e non sempre piacevole, fanno pensare a un titolo nato con una vocazione da game as a service (come Destiny, per intenderci) diventato in corsa un open world single player. Per l’intera durata dell’avventura principale - non troppo emozionante e poco coinvolgente - Hogwarts Legacy tenta di trascinarci su percorsi paralleli che, in compagnia, potrebbero pure divertire ma che in solitaria si trasformano fin troppo velocemente in una lista infinita e abbastanza noiosa di cose da fare perché occorre farle. Un grande regista diceva sempre che il cinema deve essere come la vita ma senza i tempi morti, ecco, se è vero per il grande schermo lo è ancor di più per i videogame: esplorare una location, approfondire una sottotrama, deviare dalla strada principale deve essere godibile e dare una sensazione di utilità e divertimento.

Tutto in Hogwarts Legacy appare tirato via, superato, in una parola: vecchio

Hogwarts Legacy propone un modello di gioco che poteva funzionare nel 2012 quando i massimi esponenti del genere erano Far Cry, Assassin’s Creed o i GTA originali. Dopo Breath of the Wild, Elden Ring e Red Dead Redemption 2 tutto, tutto, tutto nel gioco di Avalanche appare tirato via, superato, in una parola: vecchio. Peccato, perché un impegno nella creazione di un mondo organico, a tratti anche bello da vedere (soprattutto gli interni del castello), si intravede in maniera chiara. Tuttavia questa bellezza, questa passione per il Wizarding World, non viene mai messa al servizio del giocatore ma diventa un mero fondale statico per un titolo che - grattata la patina di nostalgia per le notti passate a leggere i sette volumi della saga di Harry Potter - non offre nulla che non abbiamo già visto in almeno una decina di open world “industriali” prodotti in serie dopo il secondo Assassin’s Creed.

Da una produzione con i galloni di Hogwarts Legacy ci aspettavamo qualcosa di più, un guizzo, un tentativo di interpretare la formula classica in un modo diverso, magico se vogliamo

Da una produzione con i galloni di Hogwarts Legacy ci aspettavamo qualcosa di più, un guizzo, un tentativo di interpretare la formula classica in un modo diverso, magico se vogliamo. Non è stato così e gli sviluppatori hanno preferito rifugiarsi in un modello preimpostato che, tutto sommato, regge ma non brilla da qualunque lato lo si guardi. Dopo una quarantina di ore passate esplorando Hogwarts, i suoi sobborghi e scoprendo un antico mistero legato alla sua fondazione l’unica sensazione che rimane è quella di aver perso del tempo e, per un gioco, non c’è onta più grande.